Morte di Andromeda

Morte di Andromeda

E' in ora tarda che la mente s'affolla.

Quando la luce è ormai spenta e la lucidità traballa.

Ogni mio pensiero rivolto alla vita con gioia svanita.

Io stasera non dormo. Le quattro e diciotto.

Vi parlerò non soltanto di me o chissia.

Ma di niente e di tutto.

La "verità" s'intitolerà questo breve scritto.

Addio mi dichiarò Andromeda prima di finire.

Una morte lenta per una donna ormai stanca.

E sulla soglia di morire, per l'ultima volta mi volle parlare.

Silenzioso, attonito, la stetti a sentire.

 

"Non ti parlerò d'amore. Ne di alcuna storia di cuore.

 Ne di vendetta. Ne nulla in cui l'odio s'intrometta.

 Ne di fantasmi, streghe e magia, nessun secondo offerto      alla fantasia."

 

 "E di cosa mi parlerai?". Chiesi qualche minuto ancor prima della fine. Con paura e ardire di chi vuol sapere.

 

"Sono nata ad Aveth. La mia vita è stata lunga senza alcun ombra di dubbio." Le tremavano le labbra.

"Quindi sono cresciuta in un paesino di aperta campagna, dove del mondo non si conosce granchè. Ma appena le mie forze me l'han permesso sono scesa per la valle, ho guadato il fiume ed ho vissuto viaggiando dopo i 20'anni."

Morente a quel punto mi trafisse con lo sguardo. 

"E mi illusi che ci fosse molto da imparare. Luoghi da visitare. Persone da conoscere. Un uomo da amare..."

A quel punto smise di parlare.

 

Ci trovavamo in una chiesa malconcia. La luce entrava spenta. Lei sospirò il profumo dei fiori che per anni con crescere lento eran giunti a spaccare il pavimento. 

 

Ricominciò dicendo: "Ma la vita è una continua sorpresa per chi cresce solo e soltanto un'aspettativa. Ho fatto tutto quel che pensavo di fare, ma..." Si interruppe.

"Ma era troppo poco. Ho conosciuto più di quanto possa conoscere te adesso giovane uomo. Ho visto più di quel che molte donne han veduto. Ma la felicità è un'emozione di debole fondamenta di scarsa sostanza. Prima di morire quindi t'annuncio la mia ultima sentenza." 

Distese le labbra sul viso e mi sfiorò l'idea di un sorriso.

"Sono stata malata per molto tempo prima che quest'ultimo giungesse al compimento. La malattia rovina il cuore, invecchia precocemente la pelle, indebolisce le speranze. Ma io ho ricevuto più in questi ultimi anni che per decenni." Divenne seria.

"La felicità viene e va via. E' una nuvola di passaggio. La verità rimane. Il dolore permane. Il dolore ha radici sempre ben più profonde della gioia. La verità è questa e so quanto ti spaventa. Ma sto bene attenta a non impessimirti. Prima di morire, e ora nel morire io non penso a quel che ho fatto e a quel che ho ricevuto, valori materiali di poco conto."

 

La scena era diventata più tetra. Vedevo lei stesa su un letto di pietra. Con gli occhi spalancati emettendo sì e no sibili avvelenati. 

 

"Quando sei malata, malata di qualsiasi cosa, e' solo quando capisci che realmente guarisci. E ti puoi fidare di una che in punto di morte delle bugie non sa più che fare.

Ti renderai conto stupito, che di tutto il vissuto, solo il bene dato poi ti sarà restato."

Inghiottì rassegnata. Un amaro sorso di triste giornata.

 

 

Le stesi sul volto un candido velo, dopo che il suo sguardo ebbe mirato al cielo.