Carla Pusceddu

Musica

Carla Pusceddu

Destinazione

Gent - Belgium

Periodo
-
Tornata
Il progetto (e info su ente)

Il progetto consiste nella partecipazione all’Atelier for Young Festival Managers, organizzato dalla European Festival Association (EFA), che si terrà a Beirut a marzo 2015. All’Atelier saranno presenti 45 giovani direttori artistici emergenti, provenienti da tutto il mondo, che hanno l'ambizione di essere coinvolti nella programmazione di un festival e che intendono acquisire maggiori competenze sulla gestione artistica, attraverso la partecipazione a lezioni, workshop, dibattiti e conversazioni informali sugli obiettivi professionali e i progetti personali di ognuno. L’alto livello qualitativo dell’Atelier è per altro garantito dalla partecipazione di Direttori di festival provenienti da tutto il mondo, che guideranno i partecipanti sotto il coordinatore Hugo De Greef (Ex Segretario Generale EFA, Direttore Generale di Bruges Capitale Europea della Cultura 2002, Fondatore ed ex Direttore del Kaaitheater di Bruxelles). Le competenze acquisite nell’ambito dell’Atelier saranno utili per il progetto con l’Associazione Culturale Iscandula, che consiste nell’organizzazione di un festival della Musica Folk del Mediterraneo, con un focus sugli strumenti ad ancia, da svolgersi nella provincia di Cagliari.

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Ente invitante

European Festival Association (EFA) - È  l'organizzazione europea che riunisce festival e organizzazioni culturali presenti in Europa e fuori dall’Europa. Fondata a Ginevra, nel 1952, come iniziativa congiunta del direttore d’orchestra Igor Markevitch e il grande filosofo Denis de Rougemont, l’EFA è una delle più antiche reti culturali in Europa. Lo scopo dell’EFA è sostenere i festival, promuoverne il significato e il loro importante ruolo nell’ambito della cooperazione culturale internazionale e delle società odierne. Pertanto, l’EFA mira principalmente a coordinare gli sforzi dei suoi membri facilitando la cooperazione e la co-produzione, a promuovere tendenze multidisciplinari e a porre in evidenza lo stato dell’arte nella società, agendo attivamente nel dibattito politico europeo.

Intervista

di Virginia Giustetto

Dopo il diploma di liceo classico Carla Pusceddu si trasferisce a Bologna per proseguire gli studi universitari in Filosofia. Durante il percorso di studi, collabora con un’associazione basata a Quartu Sant’Elena (CA), contribuendo alla gestione di diversi progetti culturali. Dopo gli studi, inizia a lavorare nel settore della comunicazione tra Bologna e Bruxelles, in ambito artistico e sociale. Attualmente è assistente editoriale per una cooperativa di Bologna e responsabile della comunicazione e della programmazione all’estero per l’Associazione Culturale Iscandula di Quartu Sant’Elena.

Stai per partecipare all’Atelier for Young Festival Managers, che si terrà a Beirut dal 21 al 27 marzo. In cosa consisterà questo programma di formazione per giovani organizzatori di Festival?

Il programma dell’Atelier consisterà in una formazione intensiva della durata 7 giorni, che consentirà ai partecipanti di acquisire conoscenze e competenze nel campo della direzione artistica e della gestione di un festival. Particolare enfasi verrà posta sugli aspetti artistici della gestione di un festival, tra cui la visione artistica, la responsabilità politica e sociale, l'internazionalizzazione, la creazione di reti, la riproducibilità e la sostenibilità. L’Atelier riunirà diverse generazioni di festival, 36 partecipanti e dieci noti Direttori artistici di importanti festival internazionali. 

Gli obiettivi che ti muovono sono due: uno più generale e uno, per così dire, specifico. Hai voglia di raccontarceli?

L’obiettivo generale del mio progetto è quello di acquisire maggiori competenze nel campo della programmazione del festival e del coordinamento artistico, all’interno di un contesto internazionale e multiculturale, che contribuisca a dare nuovi input sulla concezione e gestione di un festival. L’obiettivo specifico è quello di creare nuove collaborazioni per la realizzazione del Festival della Musica Folk del Mediterraneo. Si tratta di un progetto cui sto lavorando insieme all’Associazione Culturale Iscandula di Quartu Sant’Elena. In questa direzione, la mia partecipazione all’Atelier di Beirut sarebbe un’occasione unica per rafforzare la rete di contatti dell’Associazione con cui collaboro e porre le basi per un’eventuale co-produzione del festival.

Che significato assumerebbe un’eventuale collaborazione tra Cagliari e Beirut durante il Festival del Mediterraneo?

Beirut è una città che colpisce per il suo dinamismo culturale, nonché sede di importanti eventi artistici e culla di una grande tradizione musicale. In questo senso, la mia esperienza nella capitale libanese sarà un’occasione per allargare la mia conoscenza sugli strumenti tipici della musica araba e proporre, eventualmente, una co-produzione per il Festival della Musica Folk del Mediterraneo ad altri rappresentanti di associazioni e festival musicali. Una collaborazione tra Cagliari e Beirut avrebbe per altro ricadute positive su entrambi i territori. In senso economico, perché comporterebbe un incremento del turismo e un aumento dei posti di lavoro sia per gli artisti sia per i collaboratori coinvolti nella produzione e nell’organizzazione del festival; da un punto di vista culturale, perché l’evento rappresenterebbe un’importante occasione d’incontro tra le diverse tradizioni musicali del Mediterraneo e quindi un’opportunità per gli artisti coinvolti di esprimere la loro arte in uno scenario di respiro internazionale.

L’associazione organizzatrice dell’Atelier è l’EFA (European Festival Association), una delle più antiche reti culturali europee. Come ne sei venuta a contatto?

L’ho conosciuta grazie a internet. Durante le mie ricerche per allargare il network dell’Associazione per cui collaboro, mi sono ritrovata a navigare sul sito dell’EFA. Così ho scoperto l’Atelier.

Resoconto

di Carla Pusceddu

Prima della partenza per Beirut, immaginavo l’atelier come un luogo di incontro tra diversi attori del settore culturale, dove condividere esperienze e imparare nuove strategie da applicare all’organizzazione di un festival. Nella mia mente, una sessione di lavoro tipo prevedeva la presenza di tanti operatori internazionali che portavano testimonianza dei loro contesti culturali di appartenenza. Ero in ansia di conoscere i miei compagni di lavoro e i mentors. Allo stesso tempo, non sapevo cosa quest’esperienza mi avrebbe lasciato e in che modo avrebbe segnato la mia vita professionale e personale.

Oggi mi ritrovo a ricapitolare sulle giornate libanesi e sono felice, orgogliosa e positivamente stupita per l’importanza che l’Atelier di Beirut ha avuto per me. Non si è trattato solo di un workshop, ma di un’occasione per iniziare una nuova riflessione su me stessa, sui miei valori e sul loro intreccio con la mia vita professionale. Tutto è iniziato quando Hugo de Greef, Coordinatore dell’Atelier, ha chiesto ai partecipanti di presentarsi tramite un oggetto personale, punto di partenza di una storia rivelatrice di valori, motivazioni e obiettivi personali. Il mio oggetto era uno strumento musicale tipico sardo, le Launeddas.

Per me quest’oggetto rappresenta la grande passione per la musica, l’attaccamento alla Sardegna, la mia terra, e il l’impegno nella valorizzazione della musica tradizionale; un impegno artistico, ma anche sociale. La mia storia è cominciata così, per poi alimentarsi di ulteriori spunti di riflessione, grazie agli interventi dei mentors  e di altri  partecipanti all’Atelier.

Nell’arco della prima giornata, Nele Herting, vicepresidente dell’Accademia delle Arti di Berlino, ha posto l’accento sul significato del festival: perché abbiamo bisogno di un festival? Per introdurre nuove forme d’arte, per dare fiducia agli artisti, per conferire alla memoria una ricorrenza. Le sue risposte mi hanno fatto riflettere sull’importanza di introdurre nuove forme d’arte nel panorama dei festival culturali, dove per “nuovo” non s’intende solo l’inedito, ma anche l’insolito. La musica folk sarda non è, infatti, un genere musicale recente, perché è una forma d’arte da sempre legata al popolo, ma è senza dubbio, per un festival, un genere musicale insolito. In questo senso, la musica sarda è “nuova” e merita di essere rappresentata, anche per dare fiducia ai giovani suonatori e per tenere viva la memoria dei tanti ricercatori, studiosi e musicisti che si sono dedicati e continuano a dedicarsi a essa.

Se si crede in un progetto, non bisogna arrendersi agli ostacoli. Questo uno dei più grandi insegnamenti che ho tratto. Nell’organizzare un festival, non bisogna focalizzarsi solo sugli aspetti negativi – ad esempio la carenza di fondi, il difficile coinvolgimento di alcune fasce di pubblico o l’inaccessibilità di una particolare location. Ciò assume particolare valore nello sviluppo della mia storia perché, lavorando in un settore “di nicchia”, qual è la musica popolare, i problemi legati a budget, audience e location sono assai ricorrenti. Pertanto, le testimonianze ascoltate mi hanno trasmesso il coraggio di perseverare e intraprendere.

Dai tantissimi artisti e operatori culturali della scena artistica libanese ho potuto trarre forza e tenacia. Giovani appassionati e coraggiosi che hanno istituito festival e lanciato grandi iniziative culturali con disponibilità limitatissime. Tra gli altri, ricordo con particolare ammirazione i membri della compagnia di teatro Zoukak, che interpretano la loro pratica teatrale come un impegno politico e sociale, contro i sistemi di marginalizzazione, e i ragazzi del Collectif Kahraba, ideatori e organizzatori del Nehna Wel Amar Wel Jiran, un festival di tre giorni gratuito, all'aperto, che mette in scena teatro, danza, teatro di figura, narrazione e musica in un quartiere di Beirut. Un grande momento di incontro rivolto a tutta la collettività.

In definitiva, l’Atelier di Beirut ha superato le mie aspettative, perché oltre ad aver arricchito il mio bagaglio culturale con nuovi spunti per la realizzazione del progetto di Iscandula, ha anche contribuito allo sviluppo della mia storia personale e professionale. Una storia che è in continuo divenire e che non può che accogliere con entusiasmo occasioni di riflessione. 

Sarò sempre grata all’EFA, al GAI e al progetto Movin'up per avermi dato l’opportunità di vivere quest’indimenticabile esperienza.