LARCHER CLARA

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Circo

LARCHER CLARA

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Praga - Altro

Periodo
-
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Il progetto (e info su ente)

IL PROGETTO

Ataduras è il progetto di uno spettacolo di circo contemporaneo che mette in scena metafore della femminilità attraverso una ricerca coreografica con corda aerea e corde. Si tratta di un creazione inedita in assolo di acrobatica aerea e danza. Per il periodo 2021 - 2022 vengono programmate varie residenze artistiche di ricerca con esibizioni o laboratori in collaborazione con istituzioni fra Repubblica Ceca, Germania, Spagna, Grecia, Croazia. Nello studio Tep39 a Praga viene presentato il primo frammento di work in progress.

Autore: Jakub Urban

 

ENTE OSPITANTE

Tep 39 è uno studio di movimento. In una casa disabitata a lungo termine a Řehořova 39 a Žižkov, un caffè, uno studio fotografico, studi sono stati creati sotto le mani di pochi sognatori instancabili. Ora è in collaborazione con il duo comico Kitten of Doom e sala prove-studio in movimento. Puoi venire qui per una lezione, provare con l'intero ensemble, organizzare un workshop nel fine settimana o qualsiasi altro evento. 

 

Intervista

Ataduras. In italiano: legami, lacci, connessioni. Cosa nasconde questo nome?

È nato tutto dalla tendenza della mia pratica artistica all’intreccio con le corde, e allo stesso tempo dall’esigenza di parlare di un universo incastrato. Dal bisogno e desiderio artistico di costruire una scena piena di corde, di ricercare l’intreccio con un attrezzo che molto spesso si usa in modo più semplice, senza tanti nodi.

Il punto d’ispirazione essenziale è stato questo: la tendenza del corpo. Il progetto non è partito da un’idea o da un concettualismo, ma dalla mia pratica aerea. È dal movimento, dalla danza, che ho poi estrapolato dei concetti da poter ampliare. È sempre il corpo la partenza.


 

Ci aiuti a entrare nella tua pratica? Come vivi la creatività nel quotidiano?

Parto sempre dal lavoro in sala, e poi creo la parte strutturale e coreografica. È da lì, dalla sala, che inizio a pormi delle domande e a sviluppare i concetti, fino ad avere materiale per alternare il lavoro in sala a quello di scrittura. Poi, di nuovo, sala e scrittura, sala e scrittura.

Io vivo la pratica come un esperimento continuo. Prova, errore, riprova: vedi quello che funziona e quello che non va. Per Ataduras, ad esempio, avevo a disposizione una settimana di lavoro a Praga, negli spazi di TEP39. Sapevo che il posto era basso, quindi mi sono data l’obiettivo di ricercare movimenti con le corde che potessero diventare coreografie aeree adatte quello spazio. “Cosa succede se mi pongo questa condizione?”. Ponendosi delle condizioni e facendosi delle domande si genera del materiale. Chiaramente in quel caso si trattava di una condizione di spazio, ma per una settimana si può anche lavorare sul respiro, o sul ritmo o su qualsiasi altro punto.

“Oggi lavoro su questa parte, su questo blocco, con la corda, e mi faccio questa domanda precisa a cui tento di rispondere con la pratica”: darsi consegne di improvvisazione, farsi tante domande, e avere degli obiettivi chiari. “Che cosa succede se mi intreccio e mi streccio continuamente dalla corda?”. All’inizio improvvisi, improvvisi, improvvisi, poi trovi del materiale e dici “ah, okay, posso coreografare questi movimenti”. Vedi se ti servono, vedi se invece no. E c’è un secondo momento in cui prendi il materiale coreografato e monti insieme le scene. 

A livello di creazione coreografica, il percorso che a me interessa è quello di partire sempre da premesse di improvvisazione, e ricercare sempre la relazione con il movimento e con l’attrezzo. Credo di avere un’impostazione da danzatrice più che da circense: rispetto molto il movimento e dell’attrezzo mi interessa la potenzialità creativa. Lascio la tecnica a servizio del movimento.


 

Il tuo è un progetto nomade, che si svilupperà in vari paesi, giusto?

Sì. Da TEP39, a Praga, ho presentato per la prima volta il lavoro a un pubblico. Era ancora un work in progress, tutto in fase di studio. Varie parti di questa creazione si svilupperanno in posti diversi, durante le prossime residenze.

Penso che il nomadismo sia naturale per noi circensi. D’estate facciamo tournée: spettacoli in un posto, poi in un altro. Montiamo, smontiamo l’attrezzatura. Abbiamo una base, e poi ci spostiamo fra diversi centri di creazione coreografica per circo, centri di allenamento, scuole di circo. È bellissimo avere questa versatilità, anche se è intensa da sostenere.


 

Questa mobilità, questa diversità di luoghi, influisce sulla tua creazione?

Molto. Io sono convinta del valore profondo dell’esperienza. Quando ero a Praga c’era un certo clima, c’erano un certo tipo di persone, la sala era fatta in un certo modo, c’erano certi odori e un’atmosfera che influenzava l’andamento del lavoro. Poi sono stata in Grecia, dove ho tenuto un workshop finalizzato a condividere parte della mia ricerca sugli attrezzi aerei con un pubblico amateur. E lì era tutto molto diverso. Un altro clima, un’altra cultura, tantissime chiacchiere in una lingua nuova. Tutto entra a far parte del tuo bagaglio personale. 

Anche la scrittura ha le sue fasi. A Praga avevo a disposizione un ambiente un po’ più freddo, più intimo, mentre certi movimenti che ho inserito nella coreografia in Grecia la hanno resa più frizzante ed esplosiva.

Siamo un misto di culture, di sensazioni, situazioni, ricordi, esperienze. Quindi tutto questo spostarsi arricchisce. E ogni tanto, a dirla tutta, confonde anche un po’. Oltre a tutti gli aspetti pratici e logistici da gestire, ogni tanto arriva il momento in cui ti fermi un secondo e ti chiedi: “aspetta, dove sono?”. E hai bisogno di assestarti. Sai, magari passi una settimana in un posto, poi parti e ti ritrovi da un’altra parte: per una persona abituata a lavorare col corpo, questo ha un impatto forte a livello proprio sensoriale. Sono tante informazioni da dover elaborare. Per questo è importante avere momenti in cui ritornare alla base, alla calma, alla scrittura, a riflettere e a organizzare.

Io tendo a lavorare così, è il mio proposito. Poi, vedremo l’anno prossimo, quando il progetto sarà finito, che cosa sarò riuscita a raccogliere da tutti questi posti e da queste esperienze.

clara