Maria Mercedes Azpilicueta
Maria Mercedes Azpilicueta
Amsterdam - Netherlands
Quello di Maria Mercedes Azpilicueta è un progetto decisamente interessante e complesso che si concretizzerà attraverso video, disegni ed esibizioni. Una delle performance che verrà sviluppata durante il periodo di residenza, “Florian”, è, ad esempio, un lavoro collaborativo che unisce il movimento alla poesia narrativa, sviluppandosi intorno alla figura di una giovane adolescente e al suo modo di percepire il suo mondo quotidiano.
In termini di linguistica, il lavoro pone l'accento sulla struttura e sul modo in cui le parole sono collegate e pronunciate, piuttosto che sulla trama. Lo script, scritto in seconda persona, ha un inizio convenzionale che si espande progressivamente acquistando poi un proprio ritmo.
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ENTE INVITANTE
Rijksakademie - Il Rijksakademie seleziona artisti di talento e appartenenti a diversi background culturali e politici per il suo programma di residenza di due anni. Tra i personaggi più rilevanti che hanno segnato qui le tappe del proprio percorso artistico, Mondriaan, Karel Appel, Jan Wolkers, Berlage e, più di recente, Fiona Tan, David Maljkovic, Guido van der Werve, Yael Bartana e Ryan Gander.
"Se penso al progetto che sto per iniziare, mi viene in mente una turbina. Immagino di poter estrarre energia da un flusso continuo di artisti internazionali e di esperti di teoria e tecnica, e di convertire questa energia in lavoro". Così Maria Mercedes Azpilicueta immagina la sua permanenza presso la Rijksakademie di Amsterdam, l’istituto che seleziona artisti di talento per il suo programma biennale di residenza. Maria Mercedes Azpilicueta è artista, scrittrice e performer italo-argentina, e l’Olanda la conosce bene: da qualche anno vive e lavora tra Rotterdam e Amsterdam. Poco più che trentenne, Mercedes ha studiato arte a Buenos Aires, presso l'Instituto Universitario Nacional del Arte, dove ha tenuto anche, per quattro anni, un corso di Estetica. Nel 2011 si trasferisce in Olanda per conseguire un Master in Belle Arti presso il Dutch Art Institute e da qui comincia la sua fiorente carriera. I suoi lavori sono stati esposti in numerosi musei, università e gallerie, tra cui il Museo de Arte Moderno de Buenos Aires, il Centro Cultural Jorge Luis Borges, il Van Abbemuseum di Eindhoven, l’Het Veem Theatre e De Waag Society di Amsterdam, le università Nijmegen, Leiden e Maastrichtil, e i festival 'INexactly THIS – Kunstvlaai: Festival of Independents‘, A Tale of A Tub e Printroom, a Rotterdam. E’ stata artista in residenza presso numerosi istituti tra Olanda, Norvegia e Svizzera, e ha ricevuto borse di studio dai Paesi Bassi e dall’Argentina.
Come hai deciso di partecipare al programma di residenza della Rijksakademie?
Conosco l’accademia da tempo, in quanto si tratta di un istituto di livello mondiale. Ma è stato solo dopo tre anni di residenza in Olanda, e soprattutto dopo aver visitato la sua sede, nel corso di uno degli open studio organizzati ogni anno, che ho deciso di tentare l’ammissione. Lo spazio della residenza è impressionante: cinquanta studi, workshop di ogni tipo, e personale qualificato disposto ad aiutare e supportare gli studenti. Il tempo e lo spazio sono due variabili che potrebbero significare molto per il mio lavoro. Immagino il tempo, in particolare, come una combinazione dinamica e selvaggia di velocità e forza: credo che la residenza di due anni mi offrirà la possibilità di inserirmi in processi creativi intensi e veloci, ma anche la possibilità di riflettere tali processi, di lasciarli travasare, trasformare.
In che modo si articolerà la tua residenza?
Si tratterà innanzitutto di un lungo, elaborato processo di ricerca. Mi piacerebbe intraprendere diversi processi di studio e produzione, e sviluppare grazie a essi nuove idee che riguardino la complessità del concetto di corpo e il suo rapporto con il linguaggio, che per me è una forma autentica, sensibile e necessaria per destabilizzare e riposizionare i valori e le strutture della società e della cultura contemporanea. Ho intenzione di aprirmi ad ogni tipo di esperienza, ampliando le mie conoscenze: praticherò il disegno e le incisioni, estenderò le mie capacità multimediali, soprattutto nell’ambito del video. Il lavoro in forma di testo è un ulteriore aspetto che vorrei approfondire: lavorerò a una compilation della mia poesia, per rendere pubblici i testi tratti dalle mie performance. Ho l'impressione che la scrittura abbia una componente performativa profonda, che vorrei esplorare ulteriormente: la scrittura mi dà la possibilità di costruire uno spazio, non uno spazio come una posizione misurabile, ma uno spazio aperto, che cambia continuamente.
Nella tua lettera di presentazione hai fatto riferimento anche a un altro obiettivo. Hai parlato di “dare a te stessa la possibilità di rischiare”. In che modo?
Credo che, allontanandomi dalla mia pratica abituale, separandola dal suo ambiente, e ponendo il mio corpo in un ambiente diverso e stimolante, avverrà una trasformazione. In questo modo, ho la possibilità di mettere sotto una lente il mio comportamento: notare cosa funziona e cosa no, ciò che deve essere sistemato e ciò che deve cambiare. Questa condizione di “dishabituation”, tuttavia, porta in sé l'idea di rischio: bisogna imparare a riconfigurare il contesto, le relazioni tra persone e quelle con gli oggetti e, quindi, aprirsi a nuovi modi di pensare.
Parlaci di Florian, la performance che svilupperai durante la residenza.
È una danza-performance site-specific, in parte radicata nella narrativa letteraria, che ha come protagonista una giovane adolescente e il modo in cui percepisce il mondo quotidiano. La performance è una risposta soggettiva e giocosa a questioni riguardanti la crescita fisica, intellettuale ed emotiva. Complessivamente, il pezzo anima un momento in cui la danza e la poesia narrativa si incontrano, tenendo conto della caratteristica spaziale data da un bagno pubblico e la sua acustica. La performance è stata portata in scena durante il festival "A Tale of a Tub" di Rotterdam, da una ballerina, Joy Kammin, e da me. Entrambe, nel tentativo di comunicare, utilizziamo movimenti, suoni e parole. Il pezzo è un dialogo costante: la danzatrice reagisce alle mie parole, io reagisco ai suoi movimenti; in alcuni punti, i ruoli sembrano persino invertirsi. La collaborazione inter-disciplinare e lo site-specific del lavoro è stato qualcosa di totalmente nuovo per me.
Che cosa ti aspetti da questa esperienza?
Attraverso lo spazio e il tempo dati all’interno della residenza mi aspetto di approfondire la struttura teorica e la conoscenza pratica in modo più coerente. Vorrei innanzitutto continuare il processo dal quale è partito Florian, che collega il corpo, il linguaggio e la voce. Ma allo stesso tempo, come dicevo prima, vorrei ampliare le mie competenze, includendo più strati di complessità in termini di formalismo critico e pensiero innovativo. Cercherò un confronto costante: ho imparato molto dalla mia esperienza precedente in Olanda, dove ho avuto l'opportunità di discutere le pratiche artistiche con i colleghi e docenti di diversa provenienza. Vorrei stimolare questa esperienza ancora di più, avviando discussioni critiche e assumendo un ruolo più attivo. Mi aspetto, quindi, di lavorare in maniera più collaborativa, sviluppando nuovi lavori performativi aperti alla partecipazione di altre discipline; lasciando andare il controllo, dato dalla pratica unipersonale della mia arte, per divenire la parte di un tutto, in un rapporto di costante tensione e movimento.