Fabio Zanino

Fabio Zanino (Torino, 1978) indaga il particolare per approdare all’universale in una continua sineddoche. Come una lente d’ingrandimento, coglie dettagli dalla quotidianità trasformandoli in immagini autosufficienti nel loro significato estetico e contenutistico, nobilitando il dato marginale.
Attraverso l’osservazione degli effetti del tempo sulla materia, delle tracce dell’azione umana e dei processi di dissoluzione, Zanino isola dettagli dal loro contesto assegnandogli una dimensione nuova che indaga le origini dell’ispirazione artistica astratta.
Da questa ricerca nascono le Decostruzioni: parola e forma abbandonano il messaggio originario per assumere un’identità estetica in divenire. Così cartelli di divieto, segnali di pericolo e insegne luminose, si disgregano in unità minime per ricomporsi in opere scultoree secondo lo schema objet trouvé – decostruzione – assemblage. Il lavoro di sottrazione raggiunge la sua essenzialità nell’uso del taglio che, come unico intervento gestuale, riconsegna all’opera una nuova identità, un ordine alchemico differente. Uno straniamento che, a ben guardare, è il senso di una realtà rivelata.