Excommunicazio contra extrahentes

Excommunicazio contra extrahentes
Anno: 2009
Site specific bilioteca Fabroniana – Pistoia
Varcata la porta d'ingresso ad ogni scalino sentire di lasciare il mondo, il tempo dietro di sé, un'ascesa alla ricerca di un luogo, la biblioteca.
Ogni passo ad amplificare l'attesa dell'incontro, e trovarsi alla cima in una stanza deserta, perduto ogni indizio di vita, una porta si apre, la biblioteca. Come l'uomo di fronte all'universo sentirsi immensamente piccoli e girare su noi stessi preda dello stupore della presenza, scaffali e libri, legno e carta, lanciati verso l'infinito.
Il silenzio, l'immobilità e sentire ad un tratto la costrizione della carta, la costrizione delle parole, del pensiero, come se in tutta quell'immobilità fremesse il brivido di una vita rilegata e collocata.
La biblioteca, la sua vita rinchiusa, dimenticata, abbandonata, come la principessa reclusa nella torre da salvare, senza più voce per gridare e sentire la necessità di liberare la sua vita. Non un'idea, ma una necessità: liberare il pensiero racchiuso, contrastare l'immobilità pesante della collocazione, trasformare la meraviglia di una magnifica costrizione nella leggerezza di un andare di liberazione. - Liberateci - sembrano dire i libri, ed allora tentare di liberare i pensieri.
Liberare la loro voce, le loro parole, le loro immagini, eliminare l'aderenza con la carta, restituirgli la leggerezza e la sinuosità del viaggio nel mare della vita.
Un incontro con la biblioteca denso di sensazioni, nello stupore della bellezza, nel rapimento della magnificenza cercare di emanare una nuova attrazione: il silenzio diventa suono, l'immobilità muta in movimento, la pesantezza sfuma in leggerezza.
[ ]Varcato il portone d’ingresso del palazzo, già ai piedi dell’imponente scalone in pietra serena, ci accolgono suoni definibili come “voci”, voci della natura e voci strutturate in parole. La prima commistione tra la parola e la scrittura avviene nella sala su cui affaccia l’accesso alla biblioteca: l’una che risuona nello spazio e l’altra presente sui grandi drappi che oscurano i finestroni. E’ qui, nella zona di mezzo del percorso, che si compie l’instaurarsi di un’armonia tra due mondi distinti, quello della parola e quello della scrittura, tra la fonè e la grafia, tra la coscienza e la sua immediatezza (presenza attiva e diretta) e l’espressione indiretta, mediata, intellettualizzata, scrittura come “supplemento” della parola (compiendo le sue esplorazioni, la parola è nel supplemento della scrittura che si oggettiva, in una sorta di necessaria restaurazione per proteggere il bene e il male del nostro passaggio nel mondo, per proteggere sogni, pensieri, fantasia, sentimenti...).
Nel “sancta sanctorum”, la sala della Biblioteca dove si ribadisce il legame con la storia, si fondono l’antico e il nuovo: la solennità del sapere incarnata dai tomi in carta pecora con la leggerezza di un racconto che è immagine in movimento.
Il video, fruibile in una proiezione che ha come sfondo l’immanenza dei libri, ne auspica l’evasione, la liberazione dalla “segregazione” e l’uscita del pensiero che custodiscono, delle parole che trattengono in scrittura, richiamando quindi ad una sintesi ulteriore, ad una realtà “in progress”, evocando una tregua tra la parola e la scrittura, tra l’apollineo e il dionisiaco, sfidando, dunque, il monito che sovrasta l’entrata/uscita dalla sala: “Excommunicatio contra extrahentes”, ossia, scomunica per coloro che portano fuori i libri.
Fiammetta Strigoli