OTTO, ovvero per il diritto alla rabbia

OTTO, ovvero per il diritto alla rabbia

Uno spettacolo di e con Carla Vitantonio

musiche di Paolo Tizianel

“...nei passati otto anni ho fatto, in ordine sparso e ripetutamente, la cameriera al banco, la barista, la venditrice di multiproprietà, la valletta, la telefonista, la baby-sitter, l'insegnante privata, la segretaria, l'impiegata, la bibliotecaria, la commessa, la distributrice di giornali, la distributrice di volantini, la distributrice di gadgets, la cavia al dipartimento di psicologia, la redattrice, la promoter nei supermercati, il capro espiatorio in un ufficio particolarmente problematico, l'interprete, l'esperta (o quasi) di consumo sostenibile, la donna sandwich...”

 

Otto, che è stato partorito nel cuore del modello produttivo del nordest,

è una riflessione su questo modello, questo modello che non funziona,

che a furia di imporci di essere “disponibili al cambiamento” ci fa dimenticare

quale faccia avevamo prima di cominciare a trasformarci,

questo modello che sforna termini nuovi, che trasforma la sintassi senza trasformarne il contenuto: la cultura le culture la differenza le differenze le diversità l'integrazione l'inclusione e poi?

otto è uno spettacolo che rivendica il diritto a chiamare le cose con il loro nome. Otto non usa la dicitura car@ per indicare entrambi i generi. Otto non crede alle pari opportunità, ma ci spera. Otto non parla di flessibilità ma di precarietà strutturale. Otto non è autobiografico, però nasce dall'osservazione del reale.

Otto è in bilico.