Una valigia piena di dollari

Una valigia piena di dollari

Racconto di e con Carla VitantonioFoto di Simone Schiavon

 “...quello che rimane sono case vuote,

edifici diroccati attaccati dal vento e dal tempo,

vecchie contadine che trasportano grossi pesi sulla testa masticando proverbi in un dialetto dimenticato.

E il ricordo dello stupore e della poesia

che ci riempivano guardando

il lento procedere di una lumaca su un sasso.”

 

 

 

 

Da dove vieni?

Vicino Campobasso...

Campobasso....Ah, Campobasso, in Basilicata!

....no, veramente, in Molise....

Molise....ah si, quella regione che non ha sbocco sul mare....qual è l'altra provincia, Terni?

 

Sono emigrata nel 1997 come la maggior parte dei miei coetanei, e come molti di loro non sono più tornata a casa. Io non lo so, sinceramente, non lo so, cosa ognuno di noi si è portato dietro, non lo so, cosa ognuno di noi ha conservato di quella terra.Ma parlando con i vecchi compagni di scuola e gli amici di un tempo torna, spesso, fuori, il ricordo di una terra dell'infanzia, in cui la realtà delle cose si mescolava felicemente all'immaginario e all'incomprensibile, in cui un lupo mannaro aveva la stessa dignità e tangibilità di un prete o di un sindaco comunista, e le giornate erano lunghe, infinite, antiche come le case attorno a noi.

 

Ho raccolto per un paio d'anni ricordi, esperienze mie e altrui, proverbi, ricercato tradizioni di cui avevo sentito parlare da piccina. Ho rivisitato i luoghi e le case, confrontato fotografie, incontrato persone che mi avevano conosciuta da piccola e non si ricordavano più chi fossi.

Non posso e non voglio parlare di uno studio, di un lavoro rigoroso e metodico, ma di un accidentato e tortuoso percorso fatto seguendo quello che Piervittorio Tondelli chiamava “l'odore”, un sentire profondo, nascosto e viscerale.

Alla fine di questo percorso è nato “una valigia piena di dollari”.