Sophia, storia di straordinario lavoro

Sophia, storia di straordinario lavoro
Nella campagne la gente lavora, viene sfruttata, umiliata, spesso muore per meno di 20 euro al giorno. Senza garanzie, senza poter guardare il faccia il proprio aguzzino, senza poter protestare. Nell’assoluto silenzio delle istituzioni. Nell’assoluta impotenza dei sindacati. Accade da anni: immigrati ridotti in schiavitù, un mercato di esseri umani gestito da caporali, sevizie, percosse, stupri.I nuovi schiavi sono vittime della Bossi-Fini (degna erede della Turco-Napolitano) che marchia come illegali gli immigrati, esponendoli al ricatto. Vittime di un sistema, quello agricolo, che da tempo è diventato extra-territoriale rispetto alle regole, dove prevalgono violenza e sopraffazione. I braccianti, di qualunque provenienza e colore della pelle, sono gli anelli deboli di un sistema che per competere si regge sull’abbattimento dei costi del lavoro (già contrattualmente miserabili) e su un sistema malavitoso di controllo del mercato. Sophia è una voce sola in mezzo a questo mare di schiavi. Ma è anche il simbolo di una reazione a quel contesto. In un mondo del lavoro in cui uccidere sembra tollerato, la voce di Sophia solleva una questione: cosa accadrebbe se a morire sul posto di lavoro fossero i padroni, o i caporali o gli schiavisti?La sua reazione ai maltrattamenti subiti arriva ai nostri occhi e alle nostre orecchie come una provocazione. Sophia, Storia di stra-ordinario lavoro, viene dalla descrizione di tutto questo, per rappresentarsi non tanto come fotografia di un luogo, ma come espressione delle sue sensazioni. Il suo racconto procede per snodi fondamentali, incroci vitali, emozioni coagulate sottopelle. Il tempo necessario è quello che serve per scegliere, ma è anche quello che spesso serve per comprendere dove, quando e in che modo siamo cambiati o abbiamo sterzato verso quel luogo dove l’inquietudine attraversa le parole
SCHEDA TECNICAdurata: 15 minuti1 proiettorefari: 4 pc, 2 sagomatoriimpianto audio adatto al luogo