PAUSA

PAUSA

VENEZIA, 31.3.2003 ...Basta guardarsi attorno e viviamo in un epoca di accomulazione e di entropia. Quel che produce l uomo si affastella e si interseca continuamente: materiali e stili diversi, riporti dal passato, ritagli confusi di tecnologie, elementi realistici e virtuali, un caos che attraversa la nostra "skiline" urbana e s' infila fastidiosamente nelle nostre case: è il mondo d' oggi. Come reagire? O cercando di eliminare e ridurre, (quasi un rifiuto categoriale), o sfidando direttamente la cosidetta "contaminatio"; M. Mathes, partendo oltretutto dalla sua giovanissima età ha scelto quest' ultima strada: forse la piu' difficile ma certo la piu' vicina alla sua e alla nostra condizione esistenziale. Via quindi ogni minimalismo, ogni semplicità (e ogni semplicismo). La vita è fatta cosi: tanto vale accettarla e lavorare da li dentro per il superamento dell' esasperazione che continuamente ci assale. Ecco i quadri, (ma si possono chiamare cosi'?), di Mathes con quel suo neo-barocchismo su cui lavora con ottimistica frenesia già da alcuni anni, adoperando strumenti e materiali i piu' vistosi e ridondanti. La partenza per lei è il corpo umano o suoi frammenti. Su essi fa lievitare la sua fantasia, il suo gusto per il colore frantumato, per le schegge di luce, per la decorazione esasperata, per il fermentare della materia, per tutto cio' che colpisce e ferisce gli occhi fino allo straniamento. Di qualche anno fa è opera di rilievo:"Pudore". Sono sei coppe che sembrano, simultaneamente, dei seni femminili o dei budini alla crema: rivestite di ghirigori di colore, di perline, di passamanerie, di spruzzi, di filamenti aggettanti. L' ambiguità e' sconcertante: il tutto sembra, insieme, l' opera di un cuoco sopraffino e un prezioso ricamo di sartoria. C'è una voluttà, di "horror vaqui", di golosa insistenza, ma anche di erotismo Rococo', di gusto per un' ebbrezza dei sensi. Poi cha si tratti di attrazione o di repulsione, ci rendiamo conto come l' artista abbia ridotto la discrepanza all' unita'. Le perline e le passamanerie si conciliano con la pittura: ed è quasi un miracolo!. Non c'è piu' lo stridore della disparità insistita. L' opera, cioè, ha una sua congruenza pur nella vistosa, (e apparente volgare), accumulazione. Di qui la linea estetica che M.Mathes ha perseguito ultimamente. Il corpo umano ne è quasi sempre la partenza: che si tratti di autoscatti fotografici o di autentici manichini in cartapesta o legno. Esso emerge dal caos con la sua delicata e insieme proterva evidenza sessuale. Nel "Replicante" troviamo quattro raffigurazioni delle parti inferiori della donna, rivestite da un tessuto fitto di perline che lasciano trasparire larghi buchi e tutto attorno un rifluire di ceramica colorata. E' un' altro piatto forte di questa fantasiosa cucina tattile e visuale. Cosi' in altre composizioni spesso ha forte rilievo le parvenze del corpo femminile; rivestite, circondate, assalite da miriadi di elementi eterogenei, dalle perline ai brandelli di tessuto, dai frammenti di specchio alle ceramiche biscuit, dagli strass alle piume e il tutto con un colore portato al diapson della brillantezza si arriva alla piu' fantasiosa tavola imbandita. La rispondenza o la contraddizione al gusto del nostro tempo si configura in alcuni elementi che escono dalla pur insistita mimesi. Anzitutto l' ambiguità, intesa come mistione conturbante tra corpo umano e materiale decorativo esterno. Questa è proprio la "contamination" di cui la nostra epoca è partecipe in senso passivo e l artista porta su un piano quasi di paradossale apologo morale. Poi la vertigine: quel senso di stordimento che ci viene dall osservare i trash della nostra civiltà dei consumi, la dove pero' l' operazione è condotta a sottili fini psicologici. Nulla di gratuito e insistito, bensi' un portarci ai limiti dell' esasperazione affinche' noi possiamo lucidamente rendercene conto. E poi ancora l' erotismo: inteso come critica stessa alla sessualità volgare, quasi una demisticazione, come quando si vedono le mutandine scivolar via dalle gambe di lei, in quel gesto che diventa quotidianamente banale, quindi di per se anti-erotico. Infine l' ironia ed è il sale di tutte queste accomulazioni, quasi una critica (appena trasparente, certo delicata), ai modelli di comportamento e di consumo che il sistema ci comporta continuamente davanti agli occhi. L' artista sorride, (ancora una volta pudicamente), di fronte a tutte le esagerazioni che pur elle stessa, come evidenza, ci ammanisce. Quindi ambiguità, vertigine, erotismo, ironia; non sono forse i veleni e nel contempo gli antidoti della nostra civiltà?. M.Mathes adopera gli stilemi del nostro tempo, ma non è ne informale ne figurativa, ne realista, ne virtuale, fuori da Fluxus e dalla Pop-Art potremmo percio' definirla, come si è detto, Neo-Barocca. E ben si sa come per Barocco oggi s' intenda -non solo storicamente- una fuga vertiginosa oltre i limiti della nostra sensibilità, un tendere "al di là", sul terreno della Santa Teresa del Bernini dove eros e misticismo, fluir di panneggi e tensione spirituale, qualcosa che ricorda il Sacro Cuor di Gesu', che la stessa Mathes ha raffigurato in coacerbo rosso sangue di perline multicolori, ("Sacri Insulti" ha intitolato l'opera con evidente ossimoro), traffitto da sei pugnali col consueto contorno. Non è nemmeno una sferzata al costume d' oggi ma è il suo superamento per una voglia irrefrenabile di uscire dal sensibile attraverso la sua stessa pelle. Paolo Rizzi Opera Collezione privata