“MEMORIA DI UN GIOCO & THE BLACK BOX"

“MEMORIA DI UN GIOCO & THE BLACK BOX"

Nell’estate del 2009 Altrosguardo ha messo in cantiere uno studio sul gioco nell’ambito del Workshop “Reuse design” organizzato da Resign di Faenza e svoltosi a Verona durante il festival “Onirica – sogno verde”.

 

Partendo dai giochi della nostra memoria, che ci hanno accompagnato da ragazzini e, perché no, nella vita di adulti, vogliamo far emergere le diverse espressioni del gioco, latenti o evidenti, rapportando il significato del gioco stesso non solo alla sfera ludica, ma anche alla dimensione del mistero, dell’ambiguità.

Tutto questo trova forma in oggetti bizzarri, che racchiudono un’anima segreta, a volte velata, a volte completamente racchiusa e preclusa alla vista, che può trovare libero sfogo solo nell’immaginario di ognuno. I primi prodotti della serie sono i due tavoli “Memoria di un gioco” e “BlackBox”.

 

Descrizione:

Due tavoli non sono tavoli.

Sono basamenti là dove c’era un gioco che è memoria di tutti.

 

#1 Memoria di un gioco

 

 

Il primo, piccolo.

Le gambe tornite e alcuni spazi che lasciano volutamente intravedere il gioco che era.

E che potrebbe esserci ancora ma a condizioni diverse.

Ancora piccoli uomini divisi in due squadre, ancora la palla in campo.

Ma il campo è coperto e la visuale è ristretta, ostacolata da ciò che non è più gioco.

Potrebbe essere quello che ognuno vuole.

Perdita della fanciullezza. Perdita della capacità di divertimento.

Non ci sono più le porte. La competizione può continuare all’infinito.

Ci si può sentire inutili, impotenti o felici. Non del risultato ma del percorso.

Come se fosse quella, in fondo, la cosa più importante.

 

---

 

#2 The black box

 

 

Il secondo, più grande e più basso.

Tutto è chiuso. Enclave e paradosso. Il non vedere rende il gioco impossibile, oppure?

Tentare e accettare il rischio di giocare al buio. Usare altri sensi oltre alla vista.

L’intuito che si unisce alla sfida di superare (forse) l’incredula condizione delle nuove regole.