EEE Studio

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Destinazione

Arnhem - Netherlands

Periodo
-
Tornato
Il progetto (e info su ente)

Erica Preli ed Emilio Macchia sono i curatori di “Fahrenheit 39”, Festival della Ricerca e del Design nell’Editoria in Italia che riunisce editori, grafici, stampatori, ricercatori, fotografi, illustratori, teorici e distributori per discutere le questioni della ricerca nel campo dell’editoria. La sua identità si afferma sulla base di un progetto di ricerca pluriennale che vede al centro dell’indagine l’individuazione di parametri e processi che determinano la concezione di un prodotto editoriale. F39 prevede una mostra dei più significativi esempi di design editoriale; uno spazio per editori, librerie, distributori e gallerie; conferenze, workshop, uno dei quali da 4 anni è tenuto dalla Olandese Werkplaats Typografie. Quest’anno la scuola Olandese, master di tipografia e design, ospiterà i due curatori per un seminario in cui trasmettere l’esperienza del festival ai propri studenti e porre le basi per costruire il workshop per il pubblico della quinta edizione del Festival che porrà al centro l’esperienza didattica nelle migliori scuole di design Europee. In occasione del laboratorio in Olanda i due curatori studieranno assieme agli studenti le modalità con cui portare in Italia con una mostra, il modello didattico intrapreso dalla scuola come esempio di progettazione e ricerca nell’ambito dell’editoria d’arte internazionale.

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Ente invitante

Scuola di graphic design Werkplaats Typografie di Arnhem - Werkplaats Typografie (WT), parte di ArtEZ Istituto per le Arti, è una scuola che propone un master in graphic design della durata di due anni, fondato nel 1998 da Karel Martens e Wigger Bierma. Il programma di WT è incentrato su committenze reali e progetti di ricerca personali dei partecipanti. Gli studenti sono supportati da conferenze, seminari, e incontri personali con i docenti.

www.werkplaatstypografie.org

Intervista

di Francesca Manfredi

EEE è un piccolo studio indipendente, che da alcuni anni collabora con musei e istituzioni culturali, sia italiane che europee, e con il mondo dell’editoria e della comunicazione per l’arte contemporanea, con un particolare interesse per i progetti che coinvolgono la stampa. Lo studio nasce tra Bologna e Ravenna dalla collaborazione di Emilio Macchia e Erica Preli. È nel 2005 che i percorsi dei due si intrecciano. Si diplomano all’ISIA di Urbino, e scelgono entrambi l’Olanda per approfondire i loro studi, anche se in due accademie diverse: la Jan Van Eijk Academie di Maastricht per Emilio e la Werkplaats Typografie di Arnhem per Erica. Ed è proprio ad Arnhem che torneranno quest’anno, grazie al bando Movin’Up. 
Parlateci di Fahrenheit 39, festival sulla Ricerca e sul Design nell’Editoria di Ferrara del quale siete curatori.

Da cosa nasce l’idea di portare in Italia un festival del genere?

Fahrenheit 39 è un progetto nato a Ravenna nel 2011, con l'obiettivo di presentare esempi di editoria indipendente italiana, in larga parte ancora inediti, al di fuori del ristretto pubblico di specialisti e addetti ai lavori. L’intento del festival, infatti, è proprio di rivolgersi ad operatori, studenti e appassionati, per far maturare consapevolezza e competenza dell'ambito del graphic design e dell'editoria. Il progetto è nato grazie alla collaborazione dell’ISIA di Urbino, ed è cresciuto gradualmente, anno dopo anno. Abbiamo iniziato con una mostra di materiali editoriali provenienti da tutta Italia, per aprirci, l’anno successivo, a collaborazioni e conferenze, diventando un festival a tutti gli effetti. Dalla terza edizione del 2013, è iniziata la collaborazione con il Comune di Ravenna e c’è stato l’abbandono dei vecchi locali di una ex tipografia per spostarsi alle artificerie Almagià: un vecchio magazzino dello zolfo ora ristrutturato, principale contenitore cittadino di eventi culturali. Nell’arco di cinque anni, insomma, Fahrenheit 39 si è imposto sul panorama italiano come una delle esperienze più interessanti nell’ambito della ricerca sull’editoria. Il suo successo è dovuto innanzitutto alle sue collaborazioni con realtà prestigiose e riconosciute a livello europeo. Il pubblico negli anni è cresciuto di pari passo con il festival. Per la prossima edizione l'intento è sviluppare uno speciale focus sulle esperienze didattiche di graphic design più interessanti del panorama europeo. Per questo abbiamo destinato la parte centrale della mostra ad una selezione di libri prodotti e curati da alcuni tra i più importanti istituti europei, tra cui Werkplaats Typografie, l’istituto olandese che ci ospiterà.

Come è iniziata la collaborazione con la scuola olandese Werkplaats Typografie, e quale è stato il suo apporto al festival nei workshop tenuti nelle scorse edizioni?

Erica: Io ero una delle partecipanti al master, quando nel 2013 Emilio ha invitato la scuola a tenere un workshop a F39. Diciamo che io ho fatto da tramite, e per il primo anno, insieme a Stefano Faoro - che, oltretutto, è un altro dei vincitori di questa sessione - e Christof Nüssli, abbiamo fatto da ambasciatori, da apripista. Nell’edizione 2014 sono entrata a far parte dello staff del festival, e abbiamo deciso di stabilizzare la collaborazione con la scuola invitando due partecipanti del secondo anno a tenere un nuovo workshop. Fino ad ora, quindi. i rapporti si sono basati sulla conoscenza diretta delle persone coinvolte.  E’ anche per questo motivo che torneremo all’istituto, nei prossimi mesi: mi sono laureata due anni fa, e non conosco gli studenti in corso. La scuola ci ha invitato a fare la loro conoscenza e a presentargli il festival. Quest’anno intendiamo consolidare ulteriormente la partecipazione della scuola al festival: durante la prossima edizione non si limiterà a tenere un workshop, ma avrà la possibilità di portare all’interno della fiera la propria produzione.
Emilio: Werkplaats Typografie ha dato la possibilità ai numerosi partecipanti ai workshop di confrontarsi con un metodo progettuale, legato all'ambito dell'editoria, sicuramente diverso da quelli offerti nell'educazione al graphic design in Italia. La grafica Olandese, rappresentata da quasi dieci anni in gran parte dalla produzione e dall'eccellenza dei partecipanti di WT, è riconosciuta a livello internazionale come esempio e sinonimo di qualità. I workshop realizzati fino ad ora hanno avuto come obiettivo la produzione di un oggetto editoriale che analizzasse il festival stesso, speculando sui suoi contenuti, secondo linee guida date dai tutor, ottenendo così una grande ricchezza di contributi sulla base delle diverse peculiarità dei partecipanti, e offrendo una visione sfaccettata di un unico evento. Il materiale rimane come documento, una testimonianza “storica” di F39.

Erica, tu che ne hai già fatto parte, che cosa rende questa scuola così unica e prestigiosa?

Werkplaats Typografie si trova all’interno di un’ex stazione radio: un piccolo edificio di mattoni rossi di cui ogni studente possiede la chiave. Gli studenti sono al massimo 18, divisi in due anni, provenienti da ogni parte del mondo. E sono gli studenti la vera peculiarità che dà forma alla scuola: o meglio, come vengono chiamati al suo interno, i partecipanti. Lo spirito è proprio questo: è un luogo che si lascia trasformare da chi lo vive, supportando le individualità che ne fanno parte e che compongono il gruppo. Ma ovviamente è il programma che rende la scuola eccezionale: vengono enfatizzate allo stesso tempo ricerca personale e commissioni esterne, mantenendo come precetto fondamentale la sperimentazione. Tutto questo avviene con il supporto di tutor: tra di loro vi sono i più importanti designer contemporanei, come Armand Mevis, Experimental Jetset, Maureeen Mooren, l’artista inglese Paul Elliman e, per la parte teorica, la curatrice Maxine Kopsa.

Di cosa tratterà il vostro seminario?

Diciamo che sarà un’occasione per confrontare le nostre esperienze, quella olandese e quella italiana. Lo scopo fondamentale del laboratorio è di presentare un approccio, un modo di intendere la progettazione e la didattica che abbiamo conosciuto durante l’esperienza olandese, che ci ha formati, e che, da quando siamo tornati in Italia, riusciamo ad applicare con grande difficoltà. Credo sarà interessante indagare le differenze, cosa è possibile e cosa no. Questo anche in relazione ai modi di insegnamento del design.

Che cosa vi aspettate da questa esperienza?

Confronti e discussioni. Un workshop divertente. E bei libri da portare con noi. Attraverso questa esperienza cercheremo di consolidare il rapporto con la scuola e arricchire il bagaglio culturale, che metteremo in gioco nella progettazione delle prossime edizioni del Festival attraverso un confronto diretto con studenti e tutor.

Resoconto

Erica e Emilio, bentornati! Com’è andata?

Molto bene! L’esperienza in Olanda si è dimostrata decisamente più fruttuosa di quanto ci aspettassimo. Tanto che ci ha portati oltre i confini di Werkplaats Typografie e della stessa Arnhem.

Raccontateci il vostro viaggio.

Siamo partiti dall’aeroporto di Bologna alla volta di Arnhem, con l’intento di progettare, assieme ai partecipanti del master Werkplaats Typografie, il workshop che si terrà nel corso della quinta edizione di Fahrenheit39, e per selezionare un corpo di pubblicazioni da esporre all’interno del festival. Abbiamo dedicato i primi cinque giorni a questo obiettivo, facendo ricerche nell’archivio della scuola e discutendo con ogni studente, sia individualmente che in gruppo, per conoscere e approfondire il loro studio in ambito editoriale. Raggiunti i primi risultati abbiamo deciso di spostarci a Maastricht, presso il dipartimento di Design della Jan Van Eyck Academie. Qui abbiamo incontrato Ilke Gers e Mathew Kneebone, ricercatori presso l’istituto ed ex partecipanti di WT, nonchè autori di alcune delle pubblicazioni scelte per F39. Con loro abbiamo potuto approfondire i temi trattati nelle pubblicazioni e discutere dei loro progetti futuri, rinnovando l’invito alla prossima edizione del festival. Il passo successivo è stato verso Rotterdam: qui abbiamo incontrato Michael Brenner dello studio Content-Context, altro autore di pubblicazioni delle passate edizioni del festival, e il duo “Fucking Good Art”. Abbiamo invitato anche loro a Ravenna, per raccontare al pubblico di Fahrenheit, nello spazio conferenze, la loro esperienza editoriale itinerante. Da Rotterdam abbiamo poi preso un treno per Amsterdam per incontrare Karel Martens: tappa obbligata, questa, dato che Martens è il fondatore, ed ex Direttore, di Werkplaats Typografie. Davanti a un caffè e una birra, Karel ci ha mostrato i suoi ultimi progetti, e ci ha parlato della scuola che ha appena lasciato. Ad Amsterdam abbiamo anche potuto visitare lo Stedelijk Museum, il museo di arte contemporanea, che ospitava la mostra dedicata a un concorso tematicamente affine al festival da noi curato: si tratta di The best Dutch Book Designs, riconosciuto, in Olanda, da un premio istituzionale.

Torniamo un attimo alla meta iniziale del vostro percorso, Werkplaats Typografie. Come si è svolto il lavoro?

I giorni passati all’interno della scuola sono stati luogo di una serie di incontri e discussioni di approfondimento sulla ricerca nel design, in particolare legati all’oggetto libro. I ragazzi, attuali partecipanti al master, ci hanno presentato i loro lavori e ci hanno accolto alle loro postazioni per illustrarci e approfondire la ricerca che stanno sviluppando. Esattamente come era nostro intento, siamo tornati in Italia con una selezione di quaranta pubblicazioni prodotte dagli studenti di WT negli ultimi due anni e con un progetto scritto per un possibile workshop collaborativo tra i partecipanti di WT e il pubblico di Fahrenheit39: Unlicensed Baket.

Le cose che vi hanno colpito di più?

Ci ha sorpreso scoprire che il nostro festival è conosciuto anche in Olanda, e l’interesse dimostrato nei nostri confronti da parte di tutte le persone che abbiamo avuto modo di conoscere. Ci ha colpito constatare una volta ancora la forza delle istituzioni culturali olandesi e la loro capacità nel risaltare le potenzialità di artisti e designer. E l’incredibile nevicata che ci ha sorpresi, e quasi bloccati, a Maastricht.

Potendo tornare indietro, c’è qualcosa che cambiereste, o che approfondireste maggiormente?

Non cambieremmo necessariamente qualcosa. Aggiungeremmo - ecco, questo ci sembra più adatto - tempo. Tempo da dedicare alle persone che abbiamo incontrato, e tempo per incontrarne di nuove.

In che modo questa esperienza influirà sul vostro lavoro futuro?

Queste settimane ci hanno insegnato che la collaborazione e lo scambio di idee sono fondamentali nel nostro lavoro. In futuro cercheremo sempre più collaboratori,  istituzioni, scuole e professionisti internazionali da incontrare e coinvolgere per la progettazione del nostro Festival.

di Francesca Manfredi