IL CORPO DENTRO LE COSE

IL CORPO DENTRO LE COSE

TITOLO

IL CORPO DENTRO LE COSE

150 X 120 CM

2021-22

TECNICA  MISTA

 

perché con il fuoco si prova l'oro, e gli uomini ben accetti nel crogiuolo del dolore.

Siracide 2.5

           

            Di nuovo, così come troppe volte è successo, mentre un gruppo di mercanti (leggasi profeti da tubo catodico) racconta di nuovi “alti ideali” ad un pubblico distratto, si inscena il tentativo di colare sul mondo l’immobile fango della paura. Quella pece nera che divide fratelli, seducendo immobilità colme di ignavia. L’occhio più allenato percepisce distintamente la deriva, e si muove alla ricerca di antiche certezze, come in una lucida fase rem.

Come un appiglio, balugina di nuovo il giallo dorato e agiografico delle icone bizantine, pronto a condurci lontano dalle “luci sintetiche”. Per riscoprire, partendo dal passato più estatico della storia dell’arte, il simbolo immortale dell’aureola e della croce.

Dall’oro,dalla materia specchiante,la materia che riflette, come l’alluminio elemento inossidabile perciò perennemente splendente, Barilaro capta la forza e la intona, nel suo profondo e piatto atomo si dipana la potenza del divino. La prospettiva, di là da essere utile, diventa un labirinto di direzioni su paralleli piani spirituali.

Le figure ascendono, cadono, si muovono. Il simbolismo dell’oro/alluminio, inteso come luce ultraterrena, suggella un passaggio importante dell’arte cristiana, riscoperta in chiave ambigua dall’artista conte poraneo.Però, dipingere su di un fondo specchiante è come dipingere sul sole, i segni devono essere vergati velocemente, se non si vuol correre il rischio di fondere la propria mano artistica. Lo si percepisce così chiaramente, nelle figure appena adombrate di Barilaro, che sembrano diventare ognuno e interpretare nessuno. Perché nessuno può essere Colui che è rappresentato, ma tutti si devono riconoscere in Lui.

Una tavola di vetro, nel profilo e nel colore, la pala d’ispirazione martiniana è come la finestra ogivale d’una navata dalla quale irrompe la luce di un giorno nuovo. Un panorama ancestrale aperto su una dimensione metafisica, un ponte tra terra e cielo, giustifica la ricchezza, lo sfarzo dei materiali nelle suppellettili e nei paramenti liturgici delle chiese più imponenti, diventando argomento contro le querele di coloro che le vedono invece una offesa ai princìpi della povertà evangelica. L’arte può permettere la comprensione della verità se e quando non si limita a imitare il reale ma supera il sensibile e diventa collegamento con il mondo superiore e divino e nell’icona.

Barilaro ci ricorda come sia difficile pensare proprio alle icone senza lo scintillio rilucente dei loro sfondi bizantini. Infatti è la materia dorata, sotto forma di foglie d’oro, a rendere i soggetti dipinti intangibili, privi di materia e appartenenti alla dimensione ultraterrena, priva del tempo.

E già i miti greci rappresentano con l’oro la sostanza divina. Notissima è la leggenda del vello d’oro ricercato dagli Argonauti, e altrettanto lo è il mito di Iperione.

Anche Apollo, altra personificazione del sole, ricevette un culto luccicante d’oro prima in Grecia e poi nel mondo romano. Per non parlare della bramosia di Icaro, che lega il fuoco con lo splendore aureo, nell’anelito divino che Barilaro trasmette nella sua pala d’altare.

L’opera, letta dal basso verso l’alto, mostra la sua facilità (o estrema difficoltà) di orientamento. Laddove i concetti di bene e male (senza dover scomodare un famoso pensatore di Rocken), appaiono più che sfumati, oseremmo dire, intercambiabili, sulla terra, con la pesantezza di figure dalle ginocchia piegate, lì che si spegne la scintilla della ragione, per accendere la fede che necessita di uno sguardo più alto. Si percepisce - tutt’intorno - un desiderio di altro che nasconde pericoli concreti, morbosamente seduttivi con la sensualità che solo le maschere sanno offrire. L’ascesi del Cristo si pone come baluardo di resistenza.

E più ci si sforza a propinare una interpretazione conforme ad un presunto - supremo - piano assiologico condiviso, più si comprende la vicinanza tra ciò che risulta superbamente sbagliato rispetto a quanto pare immediatamente necessario.

L’interrogazione del passato a partire dall’orizzonte di precomprensione del presente, invita a scoprire inaspettate connessioni fra le riflessioni sui presupposti dell’arte bizantina e la analisi interpretativa degli artisti contemporanei e dell’opera di Barilaro.

Siamo maturi, dopo esserci saziati del messaggio, per comprendere che, al fine di intravedere brandelli di verità, così come insegna la filosofia, l’unica cosa davvero da evitare attraverso il pensiero critico, è la soppressione della semplificazione (rectius banalizzazione) persino dei più difficili e settoriali approdi del pensiero.Certamente le cose non stanno in modo tale che dal concetto, dall’opera, come dice Platone, dall'idea, debba venir dedotto e fissato il tutto, e men che meno che questo tutto debba durare per sempre, anche se - forse - ogni cosa ha il tempo giusto per ritornare.