Die like a country / Muoio come un paese

Die like a country / Muoio come un paese

Una metafora fantascientifica, e allo stesso tempo arcaica, di una società che ha perso se stessa, e che è morta in se stessa. 

L'unica entità che rimane in piedi è una figura ambigua: la Storia. 

 

Il progetto, ideato dall’artista Gemma Hansson Carbone, attraversa la performance, l’architettura, l’archeologia, la poesia e il linguaggio della body art, e struttura la propria ricerca ed espressione artistica attorno ad un testo scritto dal poeta contemporaneo Dimitris Dimitriadis, e alla figura dell’ Angelus Novus che Walter Benjamin descrisse nel suo omonimo saggio datato 1940. 

 

MUOIO COME UN PAESE è un esperimento artistico e liturgico atto ad evocare la presenza e l’avvento dell’Angelo della Storia. 

 

MUOIO COME UN PAESE è inseguire la Storia, ovunque, in luoghi inaspettati, per ascoltarla parlare. Per essere testimoni della sua esistenza, del suo manifestarsi.

La Storia è immobile, non può andare nè avanti nè indietro, e ci racconta ciò che abbiamo passato e ciò che faremo accadere. Ciò che siamo.

 

MUOIO COME UN PAESE muove dall’idea di rappresentare un incontro con la Storia: l’atto artistico prende la forma di una performance site specific intima e radicale la cui sfida è mettere in dialogo le parole di Dimitriadis e di Benjamin, il loro portato semantico e immaginifico e il luogo in cui queste parole cadono. La ricerca artistica è improntata su questo movimento: il fuori ed il dentro, voce e paesaggio, l’intimo ed il politico, il tempo e lo spazio. Figura chiave e genitrice di questa dicotomia è il corpo umano, e, in questo contesto, il corpo inserito in una dimensione spaziale precisa, storica. Lo spazio e la storicità che cerchiamo non è creata unicamente dal contesto naturale o da strutture urbane, ma, in primis, dall’intervento della presenza di un gruppo di visitatori o testimoni in un dato contesto ambientale. Il tipo di ricerca che stiamo conducendo mira infatti ad esplorare la relazione tra l’essere umano ed il territorio in cui abita, arrivando a disegnare quella che definiamo un’architettura invisibile fatta di memorie, azioni, sguardi prospettici, reperti, sentieri, racconti, dialetti, tradizioni. In questa architettura invisibile si manifesta l’Angelus Novus, come un’annunciazione leonardesca che ci sorprende  in un parcheggio, all’incrocio di due strade, in un parco, all’entrata di un negozio, e che ci racconta qualcosa di imponderabile, portandoci in dono una profezia.

L’Angelus è una giovane donna con un accento strano, non identificabile. Narra delle ultime spietate vicende del Paese incarnando le voci delle cronache rimaste da quell’epoca di crisi. La donna racconta l’epoca storica di un passato futuro. La espone con la minuziosa scientificità di chi ha osservato lo svolgersi degli avvenimenti fuori dal corso naturale del tempo. Dove ci troviamo? Quando sta accadendo tutto questo? 

La narrazione avviene durante una camminata immersiva guidata dalla performer, ed è composta da alcune parti del poema di Dimitriadis strutturate seguendo le regole del paesaggio storico e geografico dove la performance si colloca.

 

MUOIO COME UN PAESE è pensato per avvenire in contesti extra-urbani, con supporto tecnico minimo (unico equipaggiamento tecnico è un sistema radio di ricezione e trasmissione audio in dotazione alla compagnia). Questa disposizione riflette la necessità di assumere una posizione altra rispetto al canonico collocamento dell’evento artistico, del performer e dello spettatore. Sebbene la relazione tra i tre elementi sia immutata e immutabile nel corso dei millenni, la sfida è quella di abitare un diverso spazio per dare la libertà, durante l’esperienza dell’atto performativo, di sentire emergere una nuova esperienza cognitiva. L’architettura della performance segue le regole del paesaggio, e, del paesaggio, dei suoi abitanti e della sua natura, si fa comunicatrice. Questo è il primo passo della nostra ricerca artistica, attuata in vari paesi e ambienti del mondo: ci interessa esplorare come gli elementi permanenti di diverse geografie informino la drammaturgia e la presenza sia degli spettatori che della performer. In che modo una piazza, un pendio, un incrocio o una specifica formazione geomorfica modellano l'espressione e la percezione di un'azione performativa? Qual è la relazione occulta ma vibrante tra Natura e Arte? Architettura e Memoria? 

Cercare di rispondere a queste domande significa accettare che ogni performance sarà diversa, un'esperienza unica. Ogni volta la città, il paesaggio, la loro analisi e lettura, e, di conseguenza, la scrittura della drammaturgia - e, di conseguenza, il coinvolgimento del performer e il coinvolgimento del pubblico - saranno diversi e del tutto imprevedibili.

 

MUOIO COME UN PAESE è un progetto di ricerca e sperimentazione artistica aperto, libero. Al momento è attivo in cinque paesi: Italia, Spagna, Grecia, Svezia e Nepal. Ci interessa esplorare l'universalità dei temi trattati e come si relazionano con culture e storie diverse e con gli elementi permanenti del paesaggio. Al momento abbiamo già sostenuto tre residenze creative in Italia, Svezia e Spagna dove abbiamo potuto testare e presentare il nostro lavoro a diversi gruppi di camminatori e spettatori. Dopo le tre anteprime nell'estate 2022 in Spagna, per il Festival Walking Art and Relational Geographies, in Italia, al PARC - Center for Performing Arts di Firenze e al Festival di Radicondoli e in Montenegro, al FIAT 2022 - Festival of International Alternative Theatre, nuove sessioni di lavoro e presentazioni pubbliche sono in programmazione nel 2023 e nel 2024 in Italia, Belgio, Repubblica Ceca e Messico.

Il potere della memoria non passa semplicemente attraverso processi cognitivi e informativi ma fa parte di noi nel senso più letterale: siamo noi stessi i nostri luoghi, con tutti i segni che portano e portiamo, siamo il terreno su cui queste orme temporali e culturali sono impresse. Raggiungere una nuova consapevolezza di questo status transumano e transdimensionale significa dare alle nostre radici culturali e storiche la capacità di proteggere il vasto patrimonio immateriale accumulato dalla notte dei tempi e di renderlo accessibile a tutti.

La nostra stessa epigenetica è il nostro Paese, così come i nostri paesaggi sono la stratigrafia della nostra Storia. La consapevolezza della dimensione sincronica e diacronica dei territori in cui viviamo - e la capacità di recepirla e trasmetterla - è al centro di questo progetto. Inoltre, il progetto crea una rete di paesaggi su scala locale e planetaria, che hanno il potere di raccontare storie di diverse dimensioni storiche e temporali, abbracciando un'ampia varietà di culture e linguaggi. 

Ogni paesaggio possiede in sé un percorso che invita il camminatore ad esplorare le proprie morfologie, esattamente come un opera letteraria ben scritta accoglie e guida il suo lettore in un mondo immaginario. Seguendo questo concetto, vogliamo fondere lo spostamento fisico attraverso la città e il percorso drammaturgico insito in “Πεθαίνω σαν χώρα” in una esperienza multidimensionale. 

L'artista guida il gruppo di visitatori attraverso il paesaggio. Il testo arriva all'orecchio dei partecipanti grazie ad un sistema radio collegato al microfono dell'interprete, trasmesso in diretta durante la camminata. Il testo sarà composto nelle sue diverse parti seguendo la drammaturgia dello spazio e le regole del paesaggio in cui si colloca. In Spagna, a Vic e Girona, abbiamo avuto la possibilità di sperimentare questo approccio dopo aver studiato la storia locale e aver raccolto interviste dai cittadini che hanno evidenziato alcuni luoghi cruciali della loro città, in seguito diventati le stazioni stesse dell'itinerario finale. Le persone coinvolte in questa fase istruttoria hanno regalato alla compagnia materiale fotografico personale che ha creato un archivio di immagini condiviso durante la performance.

La performance è offerta a un gruppo di 20 camminatori (la compagnia è disponibile ad organizzare più di una performance al giorno, in piena collaborazione con i produttori e curatori del Festival e secondo un calendario condiviso), e si svolge attraverso un percorso circolare di circa 60 minuti (massimo 3 km), con partenza e arrivo da una delle sedi del Festival. Il percorso collegherà cinque siti o stazioni, che a modo loro riveleranno i diversi aspetti del testo di Dimitriadis, legati a specifici capitoli analizzati ed elaborati dall'artista.

 

 

MUOIO COME UN PAESE

by Dimitris Dimitriadis

with Gemma Hansson Carbone

Architect: Vasilis Mavrianos

Special thanks to Mr. Theodoros Terzopoulous and Aglaia Pappas

Produced by Naprawski

Supported by Konstnärsnämnden - the Swedish Arts Grants Committee (SWE), ABF (SWE), Space A and KIAR 2023 (NEPAL)

PARC - Performing Arts Research Center (ITA), Fondazione Fabbrica Europa (ITA), Verdecoprente (ITA), Gathenhielmska Kulturhuset (SWE),

Art del Caminar - Walking Art and Relational Geographies (ES), walk ● listen ● create (BE), Vaca 35 Teatro (MEX), CO.LABS (CZ), Het Paviljoen (BE), KKKC - Klaipėda Culture Communication Centre (LT)