Condensazione I - Installazione, 2015, dim variabili.

Condensazione I - Installazione, 2015, dim variabili.
L'uomo dacché nasce, è considerato un essere libero nel pensiero, ma nelle cui azioni appartiene anche la forma primitiva di una coscienza radicata negli usi e nel cosiddetto “modello originale” (ὰρχέτυπος). Avviene però un caso particolare: più si è lontani dal fulcro di una società, più sembriamo voler limare le distanze escludendo ciò che ci appartiene, al punto da finire in uno stato di ibridazione alienante. Che i modelli siano convenzionalmente importanti è indubbio; sinteticamente: parlare una lingua comune favorisce gli scambi all'interno di una comunità, - ma di contro - nascondere il proprio accento, non equivale forse a spezzare un legame parentale? Ora ciò di cui si riflette, non è apologia di qualsivoglia proclama spicciolo e populista (ne prendo anzi le dovute cautele), ma una chiara posizione sul valore del proprio sapere. Che provenga da una bottega dal sapore di legno e mosto in fermentazione, dall'odore umido che ha la terra in ottobre, dal pacifico suono emesso dallo scorrere di un ruscello, tutto ciò a cui possiamo guardare è fonte di un sapere primigenio, humus di una coscienza che deve essere attuale, senza perdere ciò di cui è fatta. Certamente i linguaggi dell'arte sono talmente ampi che ciò detto è vero, quanto potrebbe esserlo l'opposto, e bisogna dare un po' di accesso al fruitore attraverso degli elementi, che in virtù di un'idea si manifestano coerentemente con essa (se a questo punto potessi velarmi di svenevolenza, direi che sono questi a scegliermi e non il contrario, ma la coscienza mi impone di procedere oltre).
In quest'opera dunque, ad essere svelata (o non nascosta), è proprio una radice (nella fattispecie trittico di radici), che ho individuato per l'appunto tra quelle di una pianta comune in tutta l'area del bacino mediterraneo, il leccio (Quercus ilex, della famiglia delle Fagaceae di cui anche faggio, quercia e castagno).