L.I. Lavoro illegale
L.I. Lavoro illegale
Se costruire narrazioni è inscenare una fiction, ciò che sappiamo e ciò che raccontiamo è necessariamente una delle possibili ricostruzioni di eventi: lavoro illegale spinge ad una riflessione su una storia incerta i cui elementi rimossi e occultati emergono come un rigurgito nella contemporaneità.
Frutto di un oscuro ritrovamento avvenuto in quella che oggi è un’area deindustrializzata della periferia milanese in passato area di lotte operaie e terreno di frontiera per le teorie politiche, la macchina che distribuisce proiettili da indirizzare al carnefice di turno ci sottopone un dubbio cruciale: i primi distributori automatici introdotti dalla Coca Cola, grazie ai quali l’allora nascente massa dei consumatori era spinta verso nuovi stili di vita e inediti modelli di consumo, conobbero usi e riusi.
L’estetica della macchina pretende un corto circuito, rivela una trama nascosta nella finzione storica inserendosi nella narrazione come elemento fuorviante, almeno quanto le manipolazioni che le forze eversive, questa volta di matrice statale, operarono entro i movimenti di lotta nel corso degli anni settanta.
Distribuire proiettili come lattine, tutto questo non fa alcuna differenza. A chi tocca il lavoro sporco?
Pasquale Nunziata