Beatrice Sarosiek

Teatro

Beatrice Sarosiek

Destinazione

ROTTERDAM - Netherlands

Periodo
-
Tornata
Il progetto (e info su ente)

Il progetto CHARMOISE CHARLOIS si inserisce in un percorso di intervento artistico nel quartiere popolare di Rotterdam. In particolare ha l'obiettivo di collegare concettualmente e metaforicamente il quartiere all'apertura (in primavera 2015) di un nuovo spazio di programmazione culturale e artistica, ottenuto dalla ristrutturazione di un ex edificio industriale, adiacente all'acqua. CC è un percorso artistico interdisciplinare che intreccia arte, performance, pianificazione urbana, sociologia, economia, ma anche giardinaggio, falegnameria e cucina per innescare un processo di partecipazione attiva alla produzione culturale e artistica del quartiere. Il progetto è pensato e sarà sviluppato in rete con Fondazione NAC, Fondazione B.a.d, l'Institute for Housing and Urban Development Studies (IHS), l'istituto/centro Veldacademie, lo studio di architettura Vitibuck, lo IUAV di Venezia, Progetto Giovani – Comune di Padova, l'Istituto di Cultura Italiano per i Paesi Bassi, OAT – Officine Arte Teatro. Il progetto prevede anche un percorso di valutazione, osservazione, monitoraggio, e due incontri di disseminazione in Italia e nei Paesi Bassi.

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Ente invitante

NAC Foundation (New Studios Charlois) - È un’organizzazione autogestita e non profit indipendente fondata nel 2004 da artisti e cittadini impegnati dal quartiere di Charlois, nella zona sud di Rotterdam. La Fondazione NAC ha iniziato la propria attività per occuparsi di 45 case che rischiavano di essere demolite in Wolphaertstraat. Da questa situazione è nato lo spunto per cercare di fornire spazi e opportunità agli artisti, idea che già covava da anni tra i promotori dellìorganizzazione.

www.stichting-nac.nl

Intervista

di Andrea Fabbri

Beatrice, parlaci di te.

Sono Beatrice, vado per i 32. Sono originaria di Arese, un paesino nella provincia di Milano dove ho vissuto fino al 2003, quando per motivi di laurea specialistica mi trasferisco a Venezia. Ci vivo per 3 anni: godo della tipica atmosfera poetico-malinconica di calli, fondamenta e laguna. Vivo così, pericolosamente: studio Scienze e Tecniche del Teatro allo IUAV, faccio progetti e fondo associazioni. Poi torno in Lombardia, a Milano, dove per due anni abito in un appartamento-mansarda nel bel quartiere Isola. Nel delirio dell'iperattività cittadina inizio il complesso rapporto col mondo del lavoro nelle arti performative. Così mi innamoro. E di nuovo mi sposto in direzione nord-est. A Padova, dove ho comprato casa e dove forse rimarrò. Perché mi piace dire “forse”.

Di cosa ti occupi?

Mi occupo di teatro, di performance e progetti culturali. Ho competenze trasversali che mi permettono di “fare un po' di tutto”, e che mi hanno permesso, fino ad adesso, di realizzare in un modo o nell’altro, un po' tutto quello che mi veniva in mente di fare: associazioni, progetti, performance, laboratori, percorsi, esperimenti… Mi interessano il teatro e l’arte: motori di cambiamento e di crescita.

Il tuo progetto?

Nasce dalla curiosità di esplorare il quartiere Charlois di Rotterdam. Avevo già sentito parlare di Charlois lavorando con Fondazione NAC per un progetto europeo. Poi ho scoperto che un amico artista ci abita e che fa parte di uno dei progetti di NAC. Quando ho avuto la possibilità di visitare il quartiere, il mio amico mi ha raccontato che lì, attraverso un accordo con i proprietari immobiliari, NAC ha avviato da diversi anni un progetto di “ripopolamento” agevolando degli affitti calmierati a favore di artisti che lo richiedevano. Così, nella via del mio amico, da un lato della strada abitano gli artisti, dall'altro i locals, ovvero lavoratori di porto, gente comune. Due “categorie” tra cui, però, non c'è effettivo scambio.

Da quella chiacchierata insomma è nata la voglia di esplorare il quartiere e di collaborare con NAC.

Il progetto ha l'obiettivo di integrare arte e vita quotidiana all'interno del quartiere, intendendo l'arte come strumento di relazione e di creazione di un clima di comunità. Il percorso utilizza performance, arte e interviste con l'obiettivo di connettere il nuovo centro culturale alla vita degli abitanti del quartiere, artisti e non. 
Si tratta di una sperimentazione che incrocia diverse discipline e sguardi. Sono miei partner lo IUAV, il Comune di Padova, l'IHS (International institute of urban management of Erasmus University Rotterdam), la Veldacademie, lo studio di architettura Vitibucks, l'Istituto di Cultura Italiana dei Paesi Bassi.

Che cosa ti aspetti da questa esperienza?

Vorrei conoscere di più il modo in cui un quartiere può essere vissuto e capire quello che può diventare. Attraverso questa esplorazione, vorrei sapere anche di più della cultura e della mentalità olandese. Vorrei imparare nuovi modi di lavorare e di progettare, di relazionarsi con e in contesti diversi. Vorrei che nascessero delle opportunità creative di narrazione e auto-rappresentazione, di nutrimento dell'identità del quartiere. Vorrei che si attivassero nuove cose, cose in movimento, come relazioni e idee, tanto nel quartiere quanto nel mio percorso, vorrei attivare nuove reti fra Olanda e Italia.

Un saluto!

Poi torno, eh.

Resoconto

Allora Beatrice, posa lo zaino e dicci come è andata. 

È andata bene. Ho conosciuto molta gente da tutte le parti del mondo, esplorato quartieri, assaggiato cibi, osservato strane abitudini. Ho visto spettacoli di danza, fatto workshop, performance, girato mostre, gran serate danzanti, e albe fredde. È stato l'inverno più freddo della mia vita. Ho visto il canale ghiacciato e volatili di ogni peso che ci passeggiavano sopra. Il vento di buttava giù dalla bicicletta e dovevi fare lunghi pezzi a piedi per non cadere. Nei giorni di pioggia pedalavi e sembrava che l'acqua arrivasse da tutte le parti.

Di Rotterdam conosco solo la vocazione tecno. La domanda risiede nella voglia che ho di estendere i miei orizzonti.

Rotterdam è città di porto, conosciuta come città di lavoratori, una sorta di Milano olandese “lavoro-produco- pago-pretendo” ma un po' meno fashion. È vista dagli olandesi come una città brutta, in cui non è bello abitare. Considerata città sporca e malsana. Essendo stata bombardata durante la seconda guerra mondiale è per lo più nuova: una città scintillante di 
grattacieli e architettura contemporanea. È la città dove ha lo studio uno dei più famosi archistar mondiali, Rem Koohlas (che però poi abita ad Amsterdam). A Rotterdam, se c'è un problema va risolto il prima possibile. Se c'è un buco in una strada, in tempo brevissimo c'è un cantiere per ripararlo. Ed in effetti, cantieri ovunque.

Il tuo progetto?

Il progetto è andato molto bene! Ho lavorato molto, realizzato un sacco di cose che non avrei mai pensato in tre mesi, vero stakanovismo olandese! Ho imparato molto. Ho imparato che gli olandesi sono dei grandi lavoratori che fanno fatica a fermarsi e a fare riunioni di concetto. Ma che poi, se hai pazienza, qualcosa si muove. Comunque un enorme grazie a Jitske e Pauline che sono state mie compagne di avventure e principale link linguistico e relazionale col quartiere.

E Movin'Up?

Grazie anche a Movin Up che mi ha permesso di partire! E mi ha “obbligato” a documentare il processo :-)

È il momento canzone. Scrivi il link, noi renderemo il sogno realtà. Un abbraccio.

È una vecchia canzone di Rotterdam, parla di marinai. Me l'ha cantata Leo, un bellissimo signore anziano del quartiere che ho intervistato e che poi ha voluto a tutti i costi cantarla dal vivo anche durante la performance finale.

 

di Andrea Fabbri