Nicoletta Favari

Musica

Nicoletta Favari

Destinazione

Ólafsfjörður - Iceland

Periodo
-
Tornata
Il progetto (e info su ente)

IL PROGETTO

"Skammdegi / Náttleysi" è un programma della lunghezza di un'ora che include nuovi brani per l'ensemble di piano e percussioni, incorporando un disegno dinamico di luci basato sull'effetto, luce e colori dei giorni di solstizio vissuti in Islanda e Finlandia. Attraverso una rete di collaborazioni con compositori, la residenza Skammdegi e il festival Dark Music Days, cercherò di trasmettere come membro di Passepartout Duo una nuova esperienza della musica contemporanea, e il mio lavoro programmando le luci darà un'impronta narrativa alla performance.

ENTE OSPITANTE

Skammdegi in islandese significa "inverno oscuro": nel giorno più buio, il 21 dicembre, la misteriosa luce locale è presente per meno di 4 ore, il resto è notte. Circondato da montagne su tre lati e con vista direttamente sull'Atlantico del Nord dall'altro, Olafsfjordur nell'Islanda del Nord è la splendida posizione di Listhús. Durante i mesi di dicembre e gennaio, il sole non sale mai più in alto delle montagne circostanti. La terra è coperta da una luce misteriosa riflessa dalle montagne innevate. L'atmosfera crea una speciale sfida ambientale ed emotiva. L'obiettivo del Skammdegi Festival che qui è nato è fornire un ambiente ospitale e un'atmosfera unica per gli artisti che hanno voglia di sperimentare. Se la posizione è remota e non concede le risorse presenti in una città più grande, i nostri artisti sentono appieno la libertà della creazione. La durata della residenza è abbastanza lunga da consentire agli artisti di esplorare un nuovo luogo, creare una nuova idea e realizzarla. kammdegifestival.com 

Intervista

Le tre parole che appaiono sul sito di Passepartout Duo sono Music, People, Travel. Come unisci queste tre cose nel tuo lavoro?

La musica è per il nostro Duo il fine primario ma allo stesso tempo uno strumento che ci è capitato addosso e di cui, in virtù della nostra educazione, ci siamo appropriati per comunicare idee che vanno oltre le note stesse. Sono idee di bellezza, semplicità, curiosità a seconda del contesto, idee spesso ispirate da altre pratiche artistiche, dalle quali impariamo costantemente (dalla fotografia alla danza), o dal nostro vivere quotidiano. Diverse persone sono parte di questo processo in vari modi: sono altri artisti che ci ispirano o lavorano con noi, sono i compositori che scrivono musica e dialogano con noi, sono le persone che ci permettono di presentare questa musica al pubblico, ed è il pubblico stesso. 

E i viaggi sono necessari per ragioni pratiche, ma sono anche una scelta artistica. Il fatto di aver deciso di non dedicarsi ad una carriera d’insegnamento significa cercare occasioni per esibirsi spesso, una cosa non veramente fattibile se si resta in un unico luogo. Inoltre, da un certo punto di vista il Duo è proprio un esempio di globalizzazione, essendo noi due membri nati su due diversi continenti e avendo ricevuto un’educazione in vari luoghi molto diversi tra loro. Il viaggiare diventa una scelta nel momento in cui decidiamo che questo ci spinge ad andare oltre le abitudini: non si tratta semplicemente di preparare dei brani da presentare in concerto. Si tratta di innovare, creare, ricevere feedback, scoprire, collaborare, cercando di avvicinarsi a quante più persone possibile, ed arricchendosi culturalmente nel processo. 

Durante la residenza la musica si unirà a performance di giochi di luce. Cosa ne pensi della collaborazione di musica e altri linguaggi artistici?

Da un punto di vista storico, molti dei brani musicali contemporanei che si sono rivelati radicali e innovativi sono in effetti più che brani puramente musicali: sono musiche per la danza (Stravinsky), si avvalgono della voce e di un approccio teatrale (Schoenberg), sono grandi opere (Glass, Berg) etc. Da un certo punto di vista, la mia provocazione nasce da una recente riflessione che stavamo facendo: ci siamo chiesti, è più facile fare la storia con un brano di cinque minuti o sono necessarie durate più lunghe? E da lì ci si può chiedere, è più facile fare la storia con delle note o offrendo un’esperienza in “3D”?

Per me la risposta è semplice, citando un articolo che ho letto recentemente :‘Art can offer a chance for society to collectively reflect on the imaginary figures it depends upon for its very consistency, its self-understanding”. E la società contemporanea è tutto tranne che univoca e semplice. Considerando che il mondo moderno vuole essere tutto a proposito della “connessione”, penso che la musica lo debba riflettere: attraverso questa connessione tra elementi talvolta anche lontani tra loro, si aggiungono strati di significato ad un’idea, rendendola più chiara e convincente per un pubblico più vasto. 

Cosa ti aspetti da un luogo così diverso dal nostro come l’Islanda?

A dire il vero non ho aspettative precise. Conosco alcune cose: conosco Björk, i Sigur Ros e ho alcuni amici compositori che sono originari dall’Islanda, tra cui appunto una delle compositrici che sono parte di questo progetto. Ma a parte il fatto che sembra piuttosto singolare andare in una zona così rurale dell’isola com’è Ólafsfjörður, invece che nella capitale, non ci sono state altre sorprese. 

Sono un po’ in apprensione per l’oscurità che dovrò affrontare, infatti la direttrice della residenza ci ha già avvisati tutti di armarci di olio di merluzzo per l’apporto di vitamine. Ma, insomma, per il resto sono sicura che durante questo tempo riuscirò a lavorare molto concentrata e a creare qualcosa di particolare, perchè - come lo dico tra me e me - chi me lo fa fare di andare così lontano per creare qualcosa se non è speciale?

Resoconto

La residenza ha avuto luogo durante l’inverno, in quei mesi famosi per essere quasi completamente bui in un paese come l’Islanda. Quale influenza ha avuto sul tuo lavoro l’assenza di luce?

 Prima di tutto, gli orari del lavoro hanno cominciato a seguire gli orari della luce, shiftando il tutto tra la tarda mattinata a la notte fonda. Poi il contenuto e la forma del lavoro sono stati influenzati indirettamente: tutta questa oscurità mi ha fatto percepire in modo più pressante la quantità di tempo che ognuno ha a disposizione, perché la vita quotidiana ha assunto ritmi molto più lenti. Una gran parte delle persone del luogo trova in questa abbondanza di tempo una ragione per coltivare varie passioni spesso artistiche, e abbiamo avuto modo di essere testimoni di molti prodotti artistici. Queste condizioni generali mi hanno anche fatto sviluppare l’interesse di presentare parte del lavoro in un formato alternativo a quello “ufficiale”, specificamente per il Festival Skammdegi. L’idea era quella di portare la musica alle persone invece di chiedere alla comunità di presentarsi alla sala di concerto. Per questo abbiamo organizzato per l’ultima settimana dei “momenti musicali in tour” che sono stati ospitati da alcune case private del luogo, cui abbiamo presentato i risultati della nostra residenza. 

Ma sicuramente l’osservazione del cielo, della natura estrema e della particolarissima luce tra le montagne durante il giorno ha riempito molte ore di riflessione. In particolare verso la fine del soggiorno abbiamo avuto modo di vedere un fenomeno estremamente affascinante, delle “nubi madreperlacee” che si formano altissime nella stratosfera e i cui colori sono stati parte dell’ispirazione per le luci del progetto. 

FOTO NICOLETTA

Quanto è diverso l’approccio islandese alla musica da quello italiano?

La musica in Islanda ha un posto molto particolare nella storia, nelle tradizioni e un po’ anche nella produzione contemporanea. Da un certo punto di vista si potrebbe fare il parallelo tra la tradizione operistica italiana e la tradizione folklorica islandese, in termini di popolarità, dove con folklore musicale islandese si intende le musiche e gli inni legati alle saghe mitologiche. Sebbene l’Islanda riporti differenze culturali tra alcune regioni (nord verso la capitale, est verso ovest), è comunque meno estrema che in Italia, perciò si può dire che in generale le tradizioni siano più legate alla musica cantata, alla tradizione corale e all’importanza della lingua, mentre in Italia c’è ovviamente una lunga tradizione di strumenti. L’Islanda ha dovuto anche fare i conti con la dominazione danese, durante la quale le danze erano bandite per esempio, così come le credenze pagane, quindi ci sono varie implicazioni culturali che non si trovano nella storia italiana. 

Più specificamente per il repertorio classico-contemporaneo si può dire che c’è un solo centro attivo, la capitale, con la sala concertistica Harpa e la sua orchestra, altre sale più piccole e l’Accademia di arte e musica - mentre in Italia la scena è un po’ più grande e variegata; ad ogni modo, molti giovani compositori islandesi così come italiani spesso cercano di andare a vivere e lavorare all’estero, sentendosi limitati nel paese d’origine.

Per concludere, pensi che questa residenza ti abbia aiutata a crescere come artista?

Ogni residenza artistica che ho concluso fino ad ora ha avuto effetti diretti sul mio lavoro o sul modo in cui guardo al vivere come artista. La residenza in Islanda è stata molto significativa per vari aspetti: prima di tutto, avere la possibilità di lavorare su un progetto indisturbata, “a briglia sciolta”, per nove settimane ha significato avere il tempo di sperimentare con alcune idee prima di tuffarsi nella produzione, e una volta prese alcune decisioni abbiamo potuto documentare per bene il lavoro. Una parte fondamentale del processo sono stati i feedback ricevuti dagli altri artisti in residenza, e da alcuni di loro abbiamo imparato davvero molto in relazione a come altre discipline operano (si trattava di artisti visivi, architetti, fotografi). 

Inoltre, per noi la posizione della residenza è stata molto importante, cioè il fatto che fosse molto rurale piuttosto che cittadina, è stato importante trovare il modo di creare e di presentare questo progetto in un contesto che fosse rilevante ad un pubblico vasto, indifferentemente dalla provenienza geografica o sociale. 

Infine, esibirsi al festival Dark Music Days è stata un’opportunità incredibile, per presentare il Duo ad una vasta comunità di musicisti del Nord Europa che ancora non ci conosceva, e tra i cui compositori molti hanno espresso l’interessa di diventare nostri collaboratori.