"Altierjinga"

"Altierjinga"

Altierjinga, ovvero ‘Tempo del Sogno“, nella cultura aborigena è il nome di un mondo esistito prima della creazione, dove gigantesche creature totem attraversarono la Terra cantando di ciò che incontravano, portando così questi elementi alla creazione.

Leo Gilardi percepisce un’analogia tra la suddetta ideazione e la naturale predisposizione dell’uomo alla razionalizzazione e all’ordine visivo, che arriva ad un livello così avanzato da soggiogare l’occhio, creando delle alterazioni percettive che portano ad una sorta di cecità selettiva che dimostra l’impossibilità di comprendere la realtà differentemente dal criterio logico.

Le opere esposte in Alterjinga appartengono dunque al Tempo del Sogno pre-digitale, ossia quel mondo precedente al momento in cui l’avanzamento tecnologico ha permesso una svolta nel rapporto tra macchina e persona, creando un proprio ritaglio nella realtà personale del genere umano.

Elementi fatui, che rimangono in attesa di essere nominati, la cui forma non rispetta un’identificazione dal momento che la loro conformazione segue le indicazioni dettate dalla superficie, di cui è impossibile coglierne il reale aspetto a causa degli effetti ottici.

Secondo l’artista la razionalità senza la sua “contrapposizione naturale” guida la creazione in un modo sbilanciato, asettico, artificiale, disumanizzante, in cui sono gli stessi creatori a doversi adattare nell’esplorazione di un nuovo ambiente.

Associazione Quasi Quadro presents Alterjinga, solo exhibition of Turin artist Leo Gilardi, the first chapter of a series of exhibitions which analyze the phenomenon of digital reality.

Altierjinga, or “Time of the Dream”, in Aboriginal culture is the name of a world that existed before creation, where gigantic totem creatures crossed the Earth singing about what they encountered, thus bringing these elements to creation.

Leo Gilardi perceives an analogy between the aforementioned ideation and the natural predisposition of man to rationalization and visual order, which reaches a so advanced level to subjugate the eye, creating perceptual alterations that lead to a sort of selective blindness which demonstrates the impossibility of understanding reality differently from the logical criterion.

The works exhibited in Alterjinga belong to the Pre-Digital Dream Time, is that world before the time when technological advancement allowed a breakthrough in the relationship between machine and person, creating a personal cut in the personal reality of the human race.

Fatuous elements, waiting to be named, whose shape does not respect an identification cause their conformation follows the indications dictated by the surface, whose real appearance is impossible to grasp because of the optical effects.

According to the artist, rationality without its “natural contraposition” guides creation in an unbalanced, aseptic, artificial, dehumanizing way, in which the creators themselves have to adapt in the exploration of a new environment.

Interview

https://degenerata.altervista.org/il-big-bang-dellera-digitale-intervista-a-leo-gilardi/